sabato 20 settembre 2014

Ancora al lago del Bilancino

Sulle ali dell’entusiasmo dell’ultima pescata a Bilancino, a distanza di una settimana, decido di bissare l’esperienza lacustre.
In questi giorni ho infatti avuto modo di riflettere e lucubrare sulle nozioni acquisite la volta scorsa cercando di capire cosa poteva essere cambiato e migliorato.

Innanzi tutto l’interesse è rivolto quasi esclusivamente a lucci e a persici reali di taglia. Quindi l’approccio con i metal jig è drasticamente ridotto (giusto qualche calata di “riscaldamento” con attrezzatura da light game, giusto per scappottare).

Quindi pescherò “pesante” con jig head da 1/2 a 5/8 (pescando anche su 20mt d’acqua mi interessa arrivare in fretta nelle zona di pesca) sulle corposi shad dai 4 ai 5 pollici.

La scelta degli shad è ricaduta su fondamentalmente su due modelli: il blasonatissimo ed efficacissimo Keitech Swing Impact Fat conosciuto da tutti i pescatori di acqua dolce e salata ed il Damiki Anchovy Shad. Quest’ultimo è una soft jerkbait da 5 pollici realizzata con una mescola molto resistente ma allo stesso tempo morbida che ne garantisce un impeccabile nuoto della coda tagliata a “coda di rondine”. Il corpo dell’esca è molto semplice ma tuttavia estremamente efficace sia con recuperi a bassa velocità che a velocità più sostenute. Molto belli anche i dettagli come l’occhio in 3D e il disegno delle squame. E’ una soft bait molto versatile che si presta ad una infinità di impieghi e di inneschi (texas, wacky, drop shot, jig head ecc.).

Ma vediamo i risultati:




Per quanto mi riguarda direi molto molto soddisfacenti!

La giornata si conclude con due lucci a testa, diversi reali di taglia accettabile ed un bass!
Ma fra tutti la medaglia d'oro se la merita questo bel luccio preso da +gabriele de camillis 


 

Alla prossima!
 

lunedì 15 settembre 2014

Una Giornata al Lago

Sfruttando la piccola barchetta dell’ormai storico compagno di pesca un paio di uscite l'anno le dedico all’invaso artificiale del Bilancino.
L’ambiente è molto vasto e non è facile pescarci, soprattutto per chi come me è poco pratico di pesca in fresh water e non conosce lo spot.
Le prede sono quelle tipiche di un lago di fondo valle: black bass, persici reali, lucci e cavedani.
E così una nebbiosa domenica mattina di settembre ci diamo appuntamento sulle sponde del lago per una bella mattinata di pesca alla ricerca di qualche bel reale o di un luccio.
La pesca al reale non è complicata, basta individuarli con l’ecoscandaglio (e qui l’esperienza aiuta molto, conoscere lo spot ci fa risparmiare un sacco di tempo nell’individuare il branco) ed il gioco è quasi fatto. La tecnica che preferisco (o meglio, che preferivo) e probabilmente la più redditizia, è quella di pescare in verticale calando un metal jig proprio in mezzo al branco, una sorta di vertical jigging per intenderci. Se i pesci sono in vena non tarderemo a sentire le prime mangiate.
I metal jig sono più o meno tutti validi, ma qualcuno lo è più degli altri. A me ad esempio, manco a dirlo, piace molto il solito Damiki Balhae, un jig polivalente che mi ha dato ottimi risultati anche pescando in verticale. In più di una pescata qui al bilancino ha fatto la differenza (e chiamo a testimoniare il socio di pesca +gabriele de camillis) con un rapporto di catture rispetto a qualsiasi altro jig nettamente a suo favore (siamo sulle tre/quattro catture contro una degli altri jig, mica spiccioli).

Il solo inconveniente di questa pesca sta nella taglia media delle catture che risulta essere piuttosto piccola. Salvo rare eccezioni è praticamente impossibile selezionare la taglia semplicemente aumentando la grammatura e le dimensioni dei metal jig.

L’unico modo per venire a capo di questa situazione e tentare la cattura di qualche bel pesce è quella di non pescare direttamente sopra la marcatura (e quindi dentro la palla dei reali) ma starne appena fuori, a circa un metro. Pescando in questa zona con un’attrezzatura un po’ più pesante e innescando su jig head (anche di 1/2oz) un bel gambero o uno shad sui 4”, come il Keitech Swing Impact Fat o il Damiki Anchovy Shad (esca che mi sono ripromesso di testare in questa situazione di pesca), è infatti possibile imbattersi in qualche bell’esemplare di reale o qualche luccio. Questi predatori stanno in agguato in prossimità della palla dei piccoli reali pronti ad approfittarsi di ogni sprovveduto esemplare che si allontani dal branco. Di sicuro cala drasticamente il numero delle catture ma a tutto vantaggio della taglia.
E’ una soluzione che mi è stata suggerita da chi ha ben più esperienza di me in questa pesca e devo riconoscere che già dalla prima applicazione ha già dato i suoi frutti.




Alla fine della pescata chiudiamo con un paio di lucciotti (uno a testa), non enormi ma per un pescatore di mare come me è una bella soddisfazione, e diversi reali, non grandi come avrei sperato ma comunque molto più del solito.
Giornata molto divertente e proficua anche alla luce della mia consacrazione al mondo del "casting" con la mia nuova St.Croix Avid 7' 1oz AVC70MHF customizzata.


Alla prossima!


mercoledì 27 agosto 2014

Light Rock Fishing in estate?

Nel periodo estivo quando le banchine dei porti si affollano di turisti e pescatori "della domenica" l’unica soluzione per cercare un po' di tranquillità e solitudine sono le scogliere frangiflutti dell’esterno dei porti. Di norma la difficoltà di camminare sugli scogli, sopratutto di notte, scoraggia molti avventori lasciandomi buoni tratti pescabili lontano da altri pescatori.

Oltretutto è bene tenere presente che nella maggior parte dei porti la pesca è vietata e se d'inverno la nostra presenza è tollerata in estate (proprio per la massiccia presenza di barche ormeggiate, turisti ecc.) potremmo essere allontanati dalle autorità portuali.
Quindi o per necessità o per obbligo è sempre bene avere a disposizione una valida alternativa come le scogliere foranee.
Per fortuna, per il pescatore di Light Rock Fishing, questi ambienti si rivelano frequentemente delle vere e proprie miniere d'oro: calare un esca in una buca tra gli scogli equivale spesso e volentieri a presentarla a pochi cm dalla bocca di uno scorfano o di qualche altro piccolo predatore.
E' con queste premesse che una di queste sere sono uscito di casa in direzione di uno dei porti presenti nelle mie zone con già ben chiaro in testa come affrontare la pescata, ovvero nel più classico dei modi: T.O.W. FNSS Fluorocarbon diretto e Black Flagg Light Game Ballhead 1/16 #8; una combinazione tanto semplice quanto letale.
 
T.O.W. FNSS Fluorocarbon è un fluorocarbon dedicato alla pesca finesse nel quale possiamo ritrovare i vantaggi propri del nylon e di quelli del fluorocarbon come sensibilità, invisibilità, assenza di elasticità e resistenza all’abrasione.
E’ disponibile in sei misure (dalle 3 alle 8lb) in bobine da 150mt. Nelle misure più sottili è perfetto per il light rock fishing: la resistenza al nodo e all’abrasione ci consentono di pescare tranquillamente anche fra rocce e scogli con maggior sicurezza. E considerati i 150mt, riesco a farci 2 o addirittura 3 imbobinature!
Le Ballhead invece fanno parte della serie Black Flagg Light Game Specific composta da tre modelli di jig head dedicate al light game sia esso praticato in mare o in fresh water:
 - Black Flagg Light Game Ballhead: la classica jigh head a testa “tonda”, facile da usare e sempre efficace in tutte le situazione (misure: 1/32oz #8; 1/16oz #8; 1/8oz #6);
 - Black Flagg Light Game Darting Head: la forma “darter” consente a questa jig head di compiere, se recuperata con secchi colpi di vetta,  “nervosi” scarti laterali facendo assomigliare la nostra esca ad un piccolo pesce in difficoltà (misure: 1/32oz #8; 1/16oz #8);
 - Black Flagg Light Game Bullet Jig: studiata per un perfetto movimento “swimming”. La forma a proiettile della testina fende l’acqua senza creare attrito tenendo in perfetto asse la nostra piccola esca (misure: 1/32oz #8; 1/16oz #8).

Come esche non ho che l'imbarazzo della scelta, con me ho sempre dietro la serie "crostacei" di Reins (RING SHRIMP, SMALL CRAB, THINY HOG 2” e MINI AX CRAW sono sempre una garanzia) ed ovviamente il DAMIKI AIR CRAW 2″.





Ed è proprio lui che decido di innescare per primo. Le sue chele, vero elemento distintivo dell’esca, sono cave e piene d’aria e consentono all’Air Craw di assumere un assetto quasi verticale (nel bass fishing si parlerebbe di stand up) che potrebbe tornarmi estremamente utile. Ma il suo segreto non sono solo le chele, anche le estremita delle sei appendici che simulano le zampette del crostaceo sono piene d’aria e pronte a vibrare ed oscillare ad ogni più leggera sollecitazione!




E’ infatti l’ideale per pescare in piccole buche con scarsi spazi di manovra, basta infatti calarlo in verticale tra uno scoglio e l’altro e, con leggeri movimenti di polso, farlo letteralmente danzare sul posto proprio davanti alle tane e nelle zone di caccia.





Tra una cattura e l’altra il tempo passa via velocemente e, molto soddisfatto per come è andata la serata, decidono che è il momento di tornare verso casa!
In conclusione consiglio a tutti, almeno per il periodo estivo, di abbandonare gli affollati moli e spostarsi sulle dighe foranee. Le catture, soprattutto pescando con l’esca giusta progettata appositamente per questo tipo di ambiente come appunto il Damiki Air Craw, saranno numerose e di taglia interessante. E non mancheranno nemmeno le sorprese come cerniotte, corvine, piccoli gronghi e qualche cefalopode.
Provate e mi darete ragione.

Raccomando solo un po' di attenzione, camminare sugli scogli può essere sempre pericoloso, sopratutto di notte e con scarsa illuminazione. Quindi occhi aperti e prestare sempre massima attenzione a dove mettiamo i piedi.

Alla prossima!

 

lunedì 7 luglio 2014

A Cheppie!

Se c’è una tecnica che non ha mai attirato la mia attenzione è proprio lo spinning alla cheppia (Alosa fallax). E’ una pesca che perlopiù ho sempre visto praticare dagli anziani locali: spalla contro spalla a lanciare, spesso con attrezzature improponibili, vecchi ondulanti “insacchettando” tutto ciò che rimaneva all'amo... Insomma, questa visione poco romantica dello spinning alla cheppia mi ha sempre tenuto lontano da questa pesca.
Ma quest’anno qualcosa è cambiato… Tutto è iniziato a fine aprile quando, quasi per caso, mi faccio convincere a dedicare una pescata alla cheppia. Seppur poco convinto (poco male penso, alla fine passerò una mattinata in compagnia)m i documento un po' in rete e decido l'attrezzatura da portarmi dietro: una 5/8 da 7’ non troppo rigida in grado di lanciare e gestire esche dai 5 ai 20gr. L'idea, anc'essa carpita in rete, è quella di utilizzare come esche i metal jig che normalmente utilizzo in mare.
Lo spot è per fortuna deserto, siamo soli io e +gabriele de camillis  il socio di pesca. I segni in acqua sono inequivocabili e la presenza dei pesci è chiara fin da subito. Ma per avere i primi attacchi dobbiamo capire come pescare. Non appena trovato “cosa” lanciare e “come” recuperarlo arrivano le prime mangiate ed alla fine si rivelerà una pescata estremamente divertente con numerose catture (tutte puntualmente rilasciate), inseguimenti e cheppie slamate.

La pesca mi prende ma purtroppo siamo a ridosso del periodo di chiusura... si deve aspettare luglio.
Finalmente arriva anche luglio e con lui riprendono le catture.

Ecco alcune foto di pesci presi nelle varie uscite...




Mattatore delle pescate, tanto per cambiare, l'ormai fedele Damiki Balhae nella versione da 14gr che recuperato abbastanza allegramente e con frequenti stop&go è stato spesso in grado di fare la differenza anche in questa occasione.

Cosa aggiungere? La mia considerazione per questo pesce è senza dubbio aumentata: predatore vorace e buon combattente in grado di esibirsi in salti spettacolari, cosa chiedere di più?

Alla prossima!